Il Meglio Di Galaxy 2 by Volume 2 (1974)

Il Meglio Di Galaxy 2 by Volume 2 (1974)

autore:Volume 2 (1974)
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


QUARANTENA

(Doris Piserchia)

Ecco una storia tutta sottosopra, in cui si può osservare l'effetto del principio della «giusta ricompensa», applicato a qualcuno che potrebbe essere il paranoico supremo.

Per primo toccò al televisore. Rovinarlo mi portò via parecchio tempo perché era incorporato nella parete.

Il generatore era destinato a una bella battuta, ma dovevo risparmiarlo fino a quando avessi scoperto com'era il clima. Sfogai la mia frustrazione sul centralino delle comunicazioni, e strappai i fili, fracassai le valvole, ridussi in poltiglia la cuffia che da anni non aveva trasmesso neppure un suono.

Poi fu la volta della biblioteca. Finì nell'inceneritore, mezzo scaffale alla volta.

Uccisi praticamente tutto, nella casa, tutto ciò che rappresentava una barriera tra me e il mondo.

Dopo aver ripulito un po' dei frammenti in soggiorno mi misi all'opera su una delle pareti, in un punto dove doveva esserci una finestra. La superficie era così dura che spezzò tre punte del trapano.

Finalmente una punta entrò e io cominciai a darmi da fare sul serio. Era il posto giusto per cominciare a trapanare perché la punta sfondò e il vetro tintinnò. Il suono del vetro che si rompeva scatenò la belva che avevo dentro la testa. Per qualche minuto mi comportai come una pazza. Travolta dalla smania di evadere, premevo con il trapano, freneticamente. C'ero appoggiata con tutto il mio peso quando passò al di là della finestra e urtò qualcosa di duro... poi il trapano mi sfuggì dalle mani e cadde sul pavimento.

Non potevo crederlo. Doveva esserci uno spazio vuoto, oltre il vetro. Il trapano avrebbe dovuto passare.

Mi rialzai, appoggiai il naso al foro e fiutai come un cane affamato. Sentivo odore d'aria pura? Cristo, c'è il vento, là fuori?

Quando ebbi perforato tutto un riquadro di fori intorno alla finestra mi sentii sconvolta e fremente. Ci vollero pochi minuti per staccare il riquadro con un martello, poi il vetro, poi...

Mi trovai davanti a un altro muro compatto. Era impossibile, ma dietro il vetro c'era un'altra superficie di plastica, ancora più dura di quella all'interno.

La seconda parete era più dura di tutte le punte di trapano che c'erano in casa e non aveva nessun diritto di essere lì. Qualcuno era stato molto furbo. Mi avevano murato la casa senza che io sospettassi di niente.

Mi lasciai cadere su una sedia e fissai quel riquadro lucente. Nessun trapano, nessun altro utensile a mano sarebbe mai riuscito a far cedere quel muro. Avrei atteso fino all'indomani mattina (un'espressione figurativa) e poi avrei fatto saltare il muro. Avevo polvere da sparo in abbondanza. Chad lavorava nelle munizioni.

Mi era più facile dormire se mi sdraiavo in modo che la luce della lampada mi investisse la faccia. Mentre fissavo la lampadina accesa mi congratulai con me stessa perché avevo deciso di uscire. Non sarebbe stato male. All'inizio il pensiero dell'epidemia mi aveva paralizzata, perciò avevo temuto che le due esigenze contrastanti mi avrebbero tenuta bloccata in eterno in mezzo a un fuoco incrociato emotivo. Avevo bisogno di un po' di spazio intorno e dovevo evitare il contagio, nel caso che là fuori ci fossero ancora i germi.



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